La montagna ha partorito il topolino

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Come volevasi dimostrare, la montagna ha partorito il topolino, giusto per restare in tema di ostetricia. L’assemblea dei sindaci dell’ASL 2 Milano, tramite i quattro sindaci delegati, venerdì scorso ha prodotto un documento molto generale, non approvato all’unanimità, e che poco inciderà sull’organizzazione della sanità in zona nel breve-medio periodo.

La colpa non è tanto dei sindaci stessi, sia ben chiaro. La colpa è di chi ha affidato loro, con una retromarcia improvvisa e solo parziale, un compito immane da svolgere in un tempo ridottissimo.

Dopo il (giustificatissimo) polverone sollevato dalla decisione della Giunta regionale lombarda di chiudere dal 1° gennaio 2015 il reparto maternità di Cernusco S/N, che rispetta i criteri di sicurezza del Ministero, per accorparlo al reparto di Melzo, che non li rispetta, l’assessore Mantovani aveva “congelato” la decisione.

Ossia aveva dato mandato ai sindaci dell’ASL di elaborare una proposta di riorganizzazione complessiva dell’offerta sanitaria dell’intera area (tema enorme e mai affrontato in 30 anni) in un tempo ristrettissimo (inizialmente 1 mese, poi divenuto un mese e mezzo). Senza assicurare che avrebbe poi preso in considerazione questa proposta.

E il lavoro dei sindaci non poteva che essere generico, senza comunque riuscire a conciliare tutte le diverse posizioni in campo.

In particolare il sindaco di Melzo, Bruschi, si è rifiutato di firmare il documento finale, poiché l’assemblea ha riconosciuto di dare “pari dignità” al presidio di Melzo e a quello di Cernusco, e di conseguenza di compensare lo spostamento di reparti con l’integrazione di altre specialità. Nello specifico, il primo cittadino melzese avrebbe voluto per il Santa Maria delle Stelle, oltre alla Maternità, anche l’Oncologia in trasferimento da Gorgonzola, cosa che è stata rifiutata. La sua illusione era forse quella che l’insensata decisione di Regione Lombardia di tenere artificialmente in vita il punto nascita melzese – condannandolo a morte certa entro i prossimi due anni – fosse il preludio a un potenziamento di quell’ospedale per farlo divenire il famoso “ospedale unico” della Martesana.

Ospedale unico che è stata la chimera che è uscita dal documento finale. Ma che sappiamo appunto resterà una chimera, almeno nel breve e medio periodo. Perché la Regione ha detto chiaramente di non volerne sentir parlare, per ora. Nessuno studio di fattibilità né indagine epidemiologica per progettarne la realizzazione. Ma anche pensando all’ospedale unico, troveremmo davvero assurdo localizzarlo in un paese lontano dalla linea 2 della metropolitana milanese, che attraversa in lunghezza quasi tutta la Martesana.

Insomma, il documento finale dei sindaci non mette in discussione seriamente la decisione della regione sul punto nascita cernuschese. Solo il sindaco di Cernusco Comincini e quello di Grezzago Mapelli si sono apertamente detti contrari alla scelta: quest’ultimo ha dichiarato di “non capire perché si chiuda Cernusco e non Melzo” mentre Comincini ha ribadito di essere ancora convinto che Cernusco abbia molte più possibilità di arrivare ai 1000 parti e restare in vita oltre il prossimo giro di accorpamenti.

Perché ricordiamolo: se Melzo resta aperto oggi, la sua chiusura è solo rimandata. I motivi li abbiamo spiegati in questo articolo.

La consigliera regionale Baldini, autrice della mozione poi bocciata che chiedeva l’annullamento della delibera di chiusura, si è chiesta a questo punto cosa sarebbe cambiato se avesse ritirato la propria mozione come richiesto da alcuni esponenti politici.

A questo punto non resta che aspettare, sperando in un’improbabile illuminazione sulla via di Damasco (o di Milano) da parte di Mantovani, o in un intervento del Ministero della Salute che chieda conto di una decisione illegale e irrispettosa delle proprie linee guida per la sicurezza (mentre scriviamo, il reparto di Cernusco ha superato i 534 parti, sopra la soglia nonostante le notizie di chiusura imminente, abbassando la percentuale di cesarei ulteriormente, al 22,4%).

Chi scrive su questo sito, così come il Comitato “Salviamo la Maternità” continua la propria battaglia di legalità e buon senso. La raccolta firme prosegue senza sosta e ha superato da tempo le 6300 adesioni. Noi continueremo a tenervi aggiornati su qualunque notizia e iniziativa.

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